La mia esperienza presso la SemioticTransfer AG

Quel giorno arrivai in treno nella città di Baden: l’ufficio doveva essere a cinque minuti dalla stazione, ma io stavo camminando da almeno 20 minuti. Capii che forse avevo sbagliato strada. Fortunatamente ero arrivata prima dell’orario dell’incontro, perché avevo calcolato il fatto di potermi perdere in un posto nuovo.

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Improvvisamente vidi la struttura gialla con la scritta “Merker-Areal” e soddisfatta mi avvicinai in cerca del nome dell’agenzia. Appena lo trovai, salii le scale ed entrai salutando i ragazzi che vi erano dentro. Michaela e Lukas erano già al lavoro da un po’ e allo stesso modo il Sig. Giovannini, che mi attendeva nel suo studio.

Fu un primo impatto davvero piacevole e l’ambiente accogliente mi aiutò a superare quelle insicurezze che assalgono tutti il primo giorno di lavoro.

La mia postazione era spaziosa e comoda, cosa da non sottovalutare visto che avrei dovuto passarci giornate intere di lavoro. Mi lasciarono il tempo di sistemarmi e poi iniziarono subito a spiegarmi quello che avrei dovuto fare. Il “riscaldamento pre-partita” fu intensivo e proficuo e in men che non si dica, quasi senza rendermene conto, come nel rugby ero entrata nella mischia dove già si trovavano le mie nuove colleghe.

Colleghe che non solo sono persone professionali e capaci, ma anche persone che dal primo giorno mi hanno supportata e aiutata e che si sono dimostrate da subito collaboratrici e assolutamente non concorrenti. E così anche il Sig. Giovannini, che in realtà per noi è Arno, ha sempre saputo dare spazio alle nostre opinioni pur rimanendo il nostro punto di riferimento.

Un lavoro che mi ha dato l’opportunità di praticare quotidianamente le mie lingue di studio e che mi ha permesso di conoscere ogni giorno qualcosa di nuovo dal punto di vista linguistico, amministrativo e burocratico, economico e commerciale, culturale sotto ogni aspetto.

Un lavoro che mi ha schierato subito in prima linea tra le fila dei giocatori. Non potevo far altro che dare il massimo per raggiungere la meta, che era la mia e quella dell’azienda.

Un’esperienza di formazione professionale e personale per cui è arrivato anche il momento di salutarsi, sebbene fosse un arrivederci e non un addio.

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